Il 29 aprile 2019 il “Centro Studi sant’Agostino – Verona” ha partecipato, nel contesto della 51esima Settimana Agostiniana Pavese, alla Lectio Augustini dedicata al “De Genesi ad litteram”. Dopo il convegno tenuto presso l’Aula “Scarpa” dell’Università di Pavia, con gli interventi di Giuseppe Caruso (Gn litt. I), Cristina Simonelli (Gn litt. II), Enrico Moro (Gn litt. III) e Vito Limone (Gn litt. IV), la giornata di studio si è conclusa con la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Giuseppe Zenti, presso la Basilica di “San Pietro in Ciel d’Oro”. Al termine della celebrazione si è svolto l’omaggio alle reliquie di Sant’Agostino, ivi custodite.
Gli interventi dei relatori del convegno saranno pubblicati prossimamente. Riportiamo, invece, di seguito alcuni stralci dell’omelia del vescovo Zenti.
“Da tantissimo tempo desideravo venire alla tomba di Sant’Agostino, che da più di quarant’anni considero come il mio maestro di spiritualità e di pastoralità. Ed ora provo l’emozione di trovarmi davanti all’urna di una persona che evoca santità alta e incontaminata, frutto della misericordia di Dio; uno dei più grandi Padri della Chiesa, in assoluto (quasi coetaneo di San Zeno, suo conterraneo in senso lato: dell’Africa settentrionale missionaria); quei Padri della Chiesa, che sono i Padri della fede, annunciata nella sua autenticità e integrità e da loro testimoniata. (…)
Come si fa a non appassionarsi di Agostino a mano a mano che lo si conosce, interprete com’è dell’umanità che è in noi, con le sue fragilità, criticità e miserie, ma anche con le sue impennate di elevazione a Dio, verso cui è proteso? Ricordiamo tutti l’incipit delle Confessioni: “Ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te!”. Agostino è testimone del travaglio umano che ondeggia tra desiderio di Dio e seduzione all’alienazione. È soprattutto il testimone straordinario di chi è Dio per lui, in Gesù Cristo. Per cui Agostino è certo del Suo esserci, perché l’ha sperimentato come Salvatore. (…)
Con la confidenza di un condiscepolo e amico, oso chiedere ad Agostino una grazia singolare per me e per i miei confratelli del Collegio dei Vescovi sotto la guida di papa Francesco: di tenere in noi viva la coscienza del “Con voi sono cristiano. Per voi sono vescovo” (christianus vobiscum, episcopus vobis); e del fatto che “l’episcopato riguarda il suo esercizio ministeriale e non l’onore connesso” (Episcopatus nomen operis est non honoris), e che “presiedere vuol dire essere di utilità” (praeesse si prodesse). Chiedo soprattutto di imitarlo nell’amore per la Verità (caritas veritatis) che “ricerca un tempo libero santo” (quae quaerit otium sanctum) e nell’esercizio necessario della carità pastorale (necessitas caritatis), che Agostino sperimentava come un peso di cui dover rendere un pesante conto a Dio (sarcina episcopatus). Ci ottenga il dono di coniugare sapientemente questo binomio vitale: l’amore della verità e la necessità della carità pastorale. (…) Ci dia il coraggio di saperci strappare adeguate soste spirituali (…), memori dell’ammonimento di Agostino, contenuto, come alcune citazioni precedenti, nel libro diciannovesimo del De civitate Dei: “Ma nemmeno così (nella condizione di vita pastorale) in nessun modo si deve disertare il diletto della verità, perché non venga sottratta quella soavità ed opprima questa necessità pastorale” (sed nec sic omni modo veritatis delectatio deserenda est, ne subtrahatur illa suavitas et opprimat ista necessitas; in Civ. Dei 19,19).
Mi sia consentita però una parola di incoraggiamento e di apprezzamento anche a voi, frati che ispirate il vostro vivere alla regola di Sant’Agostino. Proprio nel vostro essere pienamente agostiniani, voi servite con amore e dedizione la Chiesa come Sant’Agostino. Senza aloni da idillio, ma sempre sorretti anche voi dalla certezza che a guidare la Chiesa è Dio stesso con la sua Provvidenza: “con passo deciso e a testa alta la Chiesa procede tra le tribolazioni (e persecuzioni) del mondo e le consolazioni di Dio” (inter tribolationes mundi et consolationes Dei peregrinando procurrit Ecclesia; in Civ. Dei 18,51,2).
Grazie dell’invito e dell’accoglienza fraterna!”
Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona